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La Piazzetta di Capri nel 1648

I luoghi de “Il Tesoro della Certosa”


Una delle ambientazioni che fanno da sfondo al nostro romanzo è proprio quella che oggi chiamiamo la Piazzetta di Capri, famosissima in tutto il mondo per il suo Campanile con orologio, i tavolini dei bar pieni di turisti, la tipica scalinata luogo di ritrovo di giovani e meno giovani, il panorama mozzafiato sul Golfo di Napoli.

All’epoca, siamo a metà ‘600, Capri era uno “scoglio in mezzo al mare”, sufficientemente povera e lontana dalla Capitale del Regno per essere considerata, per chi dal continente doveva venirci per svolgere una funzione pubblica come il Capitano e soprattutto il vescovo, una punizione, quasi un esilio.

La Piazza rappresentava l’ingresso nella città e vi si accedeva provenendo dalla Marina percorrendo la via S. Francesco e attraversando un supportico con porta ad ogiva ed un ponte di legno, quello su cui rimbombano i passi della nostra Menuccia alla disperata ricerca di notizie sull’improvviso trasferimento di Severino a Napoli.

Essa era all’epoca né più né meno che uno slargo quadrilatero in cui si svolgeva l’antico mercato, nel quale si vendevano le merci prodotte sull’isola o quelle provenienti da Napoli e più spesso dai porti della vicina costa sorrentina. Era utilizzata probabilmente anche come piazza d’armi in cui gli isolani si addestravano per la difesa della città dalle incursioni barbaresche. Nel nostro romanzo abbiamo ipotizzato una “sala” nelle vicinanze in cui si riuniva la cittadinanza per le sue deliberazioni, ma è molto probabile che in quel

tempo queste assemblee si svolgessero proprio lì.


Dalla piazza si diramavano, come oggi, altri supportici che portavano ai vari punti della città e dell’isola, costruiti in modo da consentire, in caso di incursioni saracene e poi turche di cui l’isola fu vittima per secoli, sia la difesa dall’alto sia la fuga “in trincea” o lungo i tetti, lontano dalle predazioni dei pirati.

L’ingresso dalla Marina alla piazza era sovrastato da una Torre di Guardia da non confondersi con il Campanile che ancora oggi caratterizza la Piazzetta, che era invece parte di un antica chiesa dedicata a S. Sofia con annesso complesso conventuale e che insieme con altre costruzioni tra cui un carcere sia maschile che femminile e una farmacia, edificate sulle mura medievali erte a loro volta a ridosso delle mura greche e fin sotto il Castiglione, chiudevano a nord la piazza.

Secondo Edwin Cerio la chiesa fu demolita, lasciando in piedi il solo campanile, nel 1596, anno in cui la sede parrocchiale fu trasferita per motivi di sicurezza dalla cattedrale di S. Costanzo, sita alla Marina, alla pro-cattedrale di S. Stefano. Questa a sua volta ai tempi della nostra storia era una piccola chiesa di epoca cinquecentesca dal cui sagrato si accedeva alle cosiddette Case Grandi, cioè il Palazzo Arcucci, oggi Cerio, e le altre residenze patrizie costruite tra il XIV e XV secolo che con il nucleo abitativo medievale rappresentava il grosso dell’abitato dell’epoca. La pro-cattedrale come la vediamo oggi fu iniziata infatti per ricostruzione solo sul finire del XVII secolo.

Un lato della piazza era poi delimitato dal palazzo vescovile che proprio in quei tempi, anche ad opera di quel vescovo Pellegrino che influenza non poco nel nostro romanzo le vite dei protagonisti, cominciava ad assumere proporzioni più adeguate e dignitose ed era collegato per un passaggio, all’epoca probabilmente scoperto, con la pro-cattedrale. Oggi è sede del Municipio di Capri e una delle sue sale, quella con il dipinto della Madonna, è l’ambiente in cui Lorenzo incontra il vescovo Pellegrino.

Solo sul finire del 1800 con l’apertura sulla piazza della Strada Nuova, che collegava Capri con Anacapri, oggi via Roma, e la costruzione della Funicolare nel 1906 la piazza ha assunto l’attuale sistemazione, diventando con i Faraglioni e la Grotta Azzurra simbolo inconfondibile in tutto il mondo dell’Isola di Capri e patrimonio personale della mia infanzia e gioventù.





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