top of page

Il Castello del Carmine

I luoghi dei miei romanzi.


Antonio Joli (1700-1777) - Dal Carmine al Borgo Loreto
Antonio Joli (1700-1777) - Dal Carmine al Borgo Loreto

Il Castello del Carmine tra i castelli napoletani è quello sicuramente meno studiato e meno conosciuto, sia perché non ne rimane quasi più nulla, sia per la dispersione del materiale archivistico riguardante il Castello stesso e il convento attiguo di Santa Maria del Carmine, avvenuta durante la seconda guerra mondiale.

Fu costruito nel 1382 da re Carlo III d'Angiò Durazzo nei pressi di Piazza Mercato che all’epoca era chiamata anche Campo del Moricino, riferimento importante per la parte orientale di Napoli dove si concentravano le attività produttive e commerciali e si svolgevano le celebrazioni pubbliche legate alle istituzioni locali, mentre quelle legate alla corte spagnola si svolgevano nella parte occidentale, intorno a Castel Nuovo.

Il Carmine fu costruito come rafforzamento del punto di incontro delle mura aragonesi meridionali e di quelle orientali, nei pressi di uno degli arsenali della città, su un lotto di terra destinato al convento e completando così il sistema difensivo della città che contava oltre a Castel Nuovo che controllava il porto, anche Castel Capuano sulle mura orientali, Castel S. Elmo sulla collina del Vomero e Castel dell’Ovo sull’isolotto di Megaride. Veniva chiamato anche Sperone perchè la sua struttura formava un angolo esterno alle mura orientali verso il mare.

L’arsenale fu poi eliminato e sostituito da quello più capiente nei pressi di Castel Nuovo e con lo spostamento a oriente delle porte cittadine alla fine del XV secolo l’area del convento non era più ai margini della città.

Particolare della veduta di Antonio Lafrery - 1566
Particolare della veduta di Antonio Lafrery - 1566

Il Castello rimase un presidio necessario alla difesa della città, teatro di numerose battaglie nell'avvicendamento tra angioini e aragonesi. Ci fu un ampliamento della fortificazione nel 1511, anche per ospitare una guarnigione a vigilanza dei popolosi quartieri cresciuti intorno al Mercato e alla Chiesa.

Agli inizi del Seicento il torrione perse la sua unità. Alcuni sui spazi furono affittati a privati e al convento dei carmelitani che occuparono prima parte del Torrione e poi le mura cittadine, costruendo una serie di fabbricati residenziali di pertinenza del convento e spezzando così la continuità interna delle strutture difensive. Torrione e convento si fusero progressivamente con numerosi passaggi tra le due strutture determinando una sostanziale smilitarizzazione. Inoltre la costruzione del campanile della chiesa del Carmine dal 1612 introdusse un grave pericolo per l’edificio militare o di quello che ne rimaneva in quanto dal campanile si poteva osservare e sparare all’interno del forte.

Intorno al 1640 la struttura cominciò ad ospitare le milizie popolari per la difesa della città e del suo bacino portuale e quando scoppiò la rivolta di Masaniello forte e convento del Carmine divennero la sede principale della azioni militari dei rivoltosi e, punto strategico per il controllo della Porta del Carmine e dell’intera area circostante Piazza Mercato, roccaforte del capopopolo Gennaro Annese che ne fece il suo quartier generale fino al ritorno al potere in tutta la città deli spagnoli e alla sua decapitazione.

Particolare della pianta di Giovanni Carafa - 1775.
Particolare della pianta di Giovanni Carafa - 1775.

Con la costruzione del Forte di Vigliena nella prima metà del secolo XVIII il Castello del Carmine perse definitivamente la sua funzione di batteria e diventò un presidio militare e una prigione.

Nel corso della rivoluzione del 1799 il forte fu inizialmente occupato dai realisti, ma fu poi conquistato dai repubblicani con l’aiuto dell’esercito francese che lo tennero fino a quando le truppe del cardinale Ruffo entrarono in città. Una parte dei giacobini fu imprigionata, in attesa dell’esecuzione, all’interno dello stesso edificio.

Nel corso del XIX secolo, persa la funzionalità bellica dei castelli, l’intero complesso composto dall’edificio militare e dal monastero fu adibito a prigione, fino agli inizi del ‘900 quando metà del bastione venne demolito per creare alcuni edifici moderni e allargare le strade in prossimità del forte.

Le modifiche alle strutture ferroviarie e portuali portarono allo smantellamento progressivo dell’intera struttura militare fino all’apertura dell’odierna via Marina come la percorriamo oggi. Ne restano in piedi solo due torri, denominate la Brava e il Trono, questa anche nota come Torre Spinella. Poco più in là si ergono i maestosi pilastri in piperno del Vado del Carmine, che dal punto di vista cronologico non rientra nei luoghi di ambientazione dei miei romanzi, in particolare "Alla Corte di Masaniello", in quanto costruito nel 1748, ma che in effetti sostituì la Porta della Conceria che dava accesso al largo del Carmine e a Piazza Mercato. Accesso da non confondere con la Porta del Carmine, ormai anch’essa demolita, situata a fianco della Chiesa del Carmine su quella che è oggi piazza Guglielmo Pepe.

Allineato alla struttura muraria e alle torri, anche il Vado è stato relegato con esse a fatiscente spartitraffico di via Marina, a rappresentare un monumentale ricordo di un glorioso passato.

Veduta aerea del Carmine - 1929
Veduta aerea del Carmine - 1929

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page