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La Città dalle 500 cupole.

Le Storie di Napoli di Nonno Arturo


Centro storico di Napoli
Centro storico di Napoli

«Nonno, ma davvero sono cinquecento?» Peppeniello, la mano a farsi ombra sugli occhi, seguiva con lo sguardo la spasa di case ed edifici che si succedevano sotto di loro dal belvedere di Castel Sant’Elmo. «Il professore a scuola ha detto che Napoli è definita la Città dalle 500 cupole.» La sua attenzione era infatti per le innumerevoli cupole che spuntavano ovunque, piccole, grandi, immense per tutto il centro abitato, con le colline tutte intorno, i monti e il Vesuvio sullo sfondo e la penisola sorrentina e Capri a seguire, le acque azzurre del golfo a bagnare le strutture portuali della città.

«Hai visto che panorama magnifico? Come dite oggi voi giovani? Lo skyline!» Arturo, anche lui immerso nel tentativo di riconoscere questo o quell’edificio,  poggiò una mano sulla spalla del nipote. «È difficile dirlo, in realtà. Se volessimo contare tutte le strutture religiose costruite nei secoli in questa città, probabilmente andremmo ben oltre il migliaio.»

«Più di Roma?»

«Beh, mi dispiace per i romani, ma credo di si.» Arturo sorrise. «Comunque Roma è la città del papa e della chiesa cattolica per antonomasia e quindi è giusto e naturale che risulti ricchissima di capolavori famosi in tutto il mondo.»

«E allora come mai a Napoli ce ne stanno di più? Qui hanno cominciato prima a costruirle?»

«Beh… no, in effetti no. Perché per entrambe le città, come per tutte, le chiese le hanno cominciate a costruite dopo il famoso editto di Costantino che nel IV secolo dopo Cristo legittimò la chiesa cristiana. Alcune di queste prime chiese, dette appunto paleocristiane, furono costruite ex novo e altre adattando alcuni templi pagani, con strutture che sono arrivate fino ai giorni nostri.»

«Ce ne sono a Napoli?»

Chiesa di San Paolo e Antico tempio dei Dioscuri
Chiesa di San Paolo e Antico tempio dei Dioscuri

«Certo. Ci sono innanzitutto la basilica di S. Pietro ad Aram, la chiesa di S. Giorgio Maggiore e la basilica di San Giovanni Maggiore, che presentano chiare strutture ed elementi artistici paleocristiani e poi tante piccole testimonianze sparse qua e là che è difficile ricordare. Alcune strutture di templi e chiese paleocristiane sono invece state inglobate in nuove costruzioni, come per il tempio dei Dioscuri di cui restano tracce nella basilica di S. Paolo o della chiesa di Santa Restituta che attualmente è praticamente parte del Duomo e che fu costruita su un preesistente tempio di epoca romana dedicato ad Apollo. Ce ne sono tanti altri. Tieni presente che comunque nel corso dei secoli ci sono stati ricostruzioni e rimaneggiamenti che hanno in parte adeguato le strutture agli stili e ai gusti delle varie epoche successive.»

Peppeniello assentiva e ogni tanto buttava un occhio su qualche cupola.

«Prima della chiese paleocristiane c’erano comunque le catacombe,» continuò Arturo, «dove i primi cristiani, nei secoli precedenti l’editto, si rifugiavano per pregare o seppellire i loro morti e lì edificavano ampi spazi che destinavano al culto, vere e proprie chiese sotterranee di cui abbiamo numerosi esempi nelle nostre catacombe, che ricordati sono le terze in Italia dopo quelle di Roma e di Siracusa per numero ed estensione.»

«Se Roma era la capitale dell’Impero e poi sede del papa, com’è che poi hanno costruito tante chiese pure a Napoli?»

La cupola di san Francesco di Paola quella di santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone
La cupola di san Francesco di Paola quella di santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone

«Beh, adesso non è che dobbiamo fare necessariamente il confronto con Roma. C’è da dire che entrambe, come tutte le altre città italiane del resto, si svilupparono con dinamiche diverse nel tempo, ma tutto sommato in modo più o meno uniforme per diversi secoli e così in proporzione la costruzione di chiese. Arrivano i barbari, cade l’impero romano... il medioevo. In realtà non è che in Italia in quel periodo se la passassero poi tanto male come si racconta, ma comunque tenevano altro cui pensare. Di quel tempo sono le chiese in stile gotico come la basilica di Santa Chiara, con il suo splendido chiostro, te lo devo fare vedere, e quella di S. Domenico Maggiore. Poi è venuto il Rinascimento, il rifiorire delle arti e della cultura e le città hanno ripreso a dotarsi di edifici, specie le chiese, che rappresentassero meglio la loro grandezza e magnificenza. In questo periodo sorsero autentici gioielli come la chiesa del Gesù Nuovo o quella di S. Anna dei Lombardi. Tieni presente che all'epoca non c'erano i cimiteri e le famiglie nobili facevano a gara per contribuire a edificare chiese costruendosi le propria cappelle e seppellendovi i loro defunti.»

«E poi?»

«Allora! Ci sono, secondo me sia chiaro, due elementi che abbinati hanno creato le condizioni per il boom dell’edilizia religiosa a Napoli più che in ogni altra città.» Nonno Arturo alzò il pollice. «Il Concilio di Trento a metà del 1500,» si drizzò l’indice, «e la politica urbanistica di un viceré spagnolo a Napoli nello stesso periodo, don Pedro de Toledo.»

«Quello di via Toledo? E perché?»

«Il Concilio di Trento, nato per arginare la riforma protestante che dilagava in Europa, sancì il ritorno ad una maggior rigore nella pratica religiosa, favorì la nascita di nuovi ordini religiosi e ne riformò quelli preesistenti. Ci fu quindi una corsa alla costruzione di monasteri, conventi, oratori e poi strutture destinate a ospedali e opere pie con relative chiese e cappelle.»

«E Toledo?»

Il contrasto con la skyline del CDN
Il contrasto con la skyline del CDN

«Pedro de Toledo ebbe il merito di dare una struttura urbana definita e moderna, per l’epoca, alla città, che poi fu ulteriormente migliorata dai viceré che vennero dopo. Rifece strade e ampliò il centro cittadino verso oriente, valorizzando anche i borghi che erano sorti fuori le mura della città.» Nonno Arturo indicò la zona orientale di quel panorama, antistante il nuovo centro direzionale. «La città, che era, non dimentichiamolo, capitale di un vice regno che comprendeva una buona metà della penisola ed era di un’assoluta importanza strategica per la corona spagnola, cominciò a crescere e ad attirare nobili, capitali stranieri, commerci, ma anche artisti, pittori, scultori, artigiani che trovavano lavoro nelle innumerevoli e ricche commesse che ricevevano da enti religiosi e pubblici, ma anche da ricchi privati, questo specialmente nel corso del 1600. Così nacquero la certosa di S. Martino, che è sotto di noi, e tante altre strutture religiose che oggi, se non sono più luoghi di culto o di vita religiosa, vengono usate come musei e luoghi di aggregazione.»

«Nonno, quanti abitanti c’erano in quel tempo?»

«A metà del 1600 Napoli raggiunse oltre 360.000 abitanti, più di tre volte gli abitanti di Roma! La seconda città in Europa dopo Parigi.»

«Uanema!» La bocca di Peppeniello rimase spalancata.

«Poi venne la peste nel 1656 e la popolazione quasi si dimezzò, ma intanto il patrimonio edilizio, compreso quello religioso, rimase lì e anzi…» nonno Arturo fece scorrere l’indice lungo la… skyline che era sotto i loro occhi, «e quindi ecco chiese, cupole e cupolette… Quando poi nel 1700 si diffuse il Grand Tour fra i letterati europei, quelli che vennero a Napoli rimasero stupefatti di fronte al grandioso spettacolo che si presentava ai loro occhi e qualcuno, poeticamente, cominciò a chiamare Napoli la Città dalle 500 cupole

Peppeniello abbozzò un mezzo sorriso. «Se contavano meglio la chiamavano la Città dalle mille cupole!»




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