Certo che si!
Anche nel mio secondo romanzo alcuni dialoghi presentano frasi in napoletano.
Proprio ieri, mentre è ancora in corso l’editing del testo, ho personalmente finito di revisionare tutti gli inserimenti in dialetto o lingua napoletana.
Non è stato facile perché trasferire per iscritto ciò che comunemente viene espresso in napoletano a voce non è affatto semplice. Come tutte le lingue parlate che si rispettino anche il napoletano ha le sue regole nella trasposizione dal parlato allo scritto. Regole grammaticali, di sintassi e grafiche per le quali è difficile trovare una fonte seria ed affidabile. Mi sono dovuto avvalere del lavoro di alcuni volenterosi studiosi e addirittura di una Grammatica del Dialetto Napoletano del 1889!
Come tutti i dialetti che caratterizzano la diversità linguistica del nostro paese, anche il napoletano dovrebbe essere patrimonio nazionale da tutelare in quanto espressione di una ricchezza culturale che con le sue diversità alla fine sostanzia l’unicità di una Nazione e dovrebbe essere insegnato a scuola!
Invece è a rischio estinzione! Si, avete capito bene.
La famosa dichiarazione dell’UNESCO, che secondo alcuni sancirebbe il napoletano come patrimonio dell’umanità e non è così, in realtà certifica che come un animale in via di estinzione il napoletano continua a riprodursi naturalmente, ma in un ambiente sempre più sfavorevole e ostile e va salvaguardato.
C’è poi da considerare che secondo il codice ISO emanato dall’International Organization for Standardization, la più importante organizzazione mondiale per la definizione di norme tecniche, usato per la classificazione delle lingue umane, il napoletano non è un dialetto, inteso come varietà della lingua italiana, bensì un idioma autonomo e pertanto è una lingua da un punto di vista strettamente tipologico-linguistico. Preciso che oltre al napoletano ciò vale anche per il siciliano, il piemontese, il lombardo, il veneto, il ligure, l’emiliano e il romagnolo. Tutti gli altri ai fini di questa classificazione sono dialetti.
Uso il dialetto nei miei romanzi perché ritengo che contribuisca a dare un tono di maggior realismo ai dialoghi e può consentire al lettore di entrare meglio nell’ambientazione della scena e nella caratterizzazione dei personaggi, ma dopo questa dotta escursione vi posso dire anche di essere orgoglioso di contribuire, col mio modesto apporto, al salvataggio della lingua napoletana e alla emancipazione collettiva da un evidente diffuso stato di inferiorità culturale.
Spero che anche i non napoletani lo apprezzino, perché ciò vale anche per le loro lingue o dialetti.
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